STORIA DI PARMA “PARTE TRE” – (Prof. Nicola Antonetti – Parma nell’800: i processi di modernizzazione):
Parlando del processo di unificazione del Regno d’Italia, il Prof. Nicola Antonetti, curatore insieme al Prof. Giorgio Vecchio della Storia di Parma, analizza gli aspetti politici del processo di modernizzazione della società, intesa come emancipazione sociale ed economica oltre che acquisizione dei diritti sociali.
In occasione del plebiscito per l’annessione al Regno di Sardegna, le componenti più progressiste della società (a Parma come nel resto del Paese) aspirano alla possibilità di “contrattare” con il sovrano una nuova realtà, un nuovo tipo di sistema governativo, mentre di fatto avviene un’incorporazione del Ducato nel Regno di Sardegna, del quale si devono adottare governo, leggi, moneta, ecc.
Di fatto, quindi, a seguito dell’annessione tutto rimane pressochè immutato, basti pensare che nel 1861, in occasione del voto per il Regno d’Italia, si adotta la stessa legge elettorale in vigore durante l’annessione al Regno di Sardegna nel 1848. Di conseguenza, la prima classe dirigente parmense rimane in realtà la stessa classe nobiliare della duchessa Maria Luigia.
Quali sono quindi gli interessi di questa classe dirigente in questo “nuovo” contesto? Sicuramente quelli riconducibili agli anni del Ducato, limitati quindi a forti interessi politici conservativi, spinte verso un’alfabetizzazione e scolarizzazione della società, opere di carità e assistenza pubblica.
La classe dirigente parmense inizia tuttavia ad assumere una sua identità e a caratterizzarsi agli inizi del ‘900, assumendo tendenze e caratteristiche diverse rispetto ad altre aree più industrializzate (come ad esempio Reggio e Modena) dove, grazie anche alla forte componente proletaria di queste realtà, si sviluppano invece movimenti di matrice socialista.
(articolo a cura di Giulia Labadini, Ferdinando Vighi e Andrea Pastori)